IL PIANO REGOLATORE

link a Legambiente Verona

  

Nella proposta di Variante al PRG è inserito il Piano delle mura, redatto da Lino Vittorio Bozzetto, architetto e storico delle fortificazioni veronesi. Il piano è bello e completo, ma la Variante non è stata approvata dal Consiglio comunale. In un primo tempo pareva che ci fosse la possibilità di uno stralcio e di una approvazione separata, e per questa ipotesi si erano espresse maggioranza e opposizione. Poi si è optato di non procedere e di considerare il Piano delle mura un progetto e non variante urbanistica. La notizia è definita "buona" da L'Arena del 22 febbraio, a compensare la "brutta" del mancato stanziamento di fondi. Ma siamo sicuri che sia proprio una buona notizia? Gli strumenti urbanistici pongono dei vincoli e determinano le scelte future, un semplice progetto può restare tranquillamente nel cassetto.

Ecco il testo della Variante (dal sito del Comune):

7.2 IL PARCO DELLE MURA STORICHE.
Nessuna preesistenza storica e monumentale, tra le tante che possiede Verona, ha avuto un'incidenza così vasta e profonda nello sviluppo della città, come oggi si presenta.
La Cinta Magistrale di Verona, infatti, nel suo complesso sviluppo sulle opposte rive dell'Adige, non solo è un insieme di architetture di straordinaria estensione dimensionale, che racchiude fisicamente la città antica e la connette, oggi, alla città contemporanea ma soprattutto dˆ forma e amplifica la connotazione spaziale della città storica per mezzo di un sistema di architetture e di siti di altissima qualità figurativa.
La Cinta è quindi da recuperare per le evidenti ragioni funzionali, ambientali e culturali, come speciale fattore di riorganizzazione e riequilibrio tra la città storica e la città contemporanea; è inoltre un insieme complesso di architetture di terra, di opere murarie, di spazi vuoti, la cui odierna vocazione intrinseca è quella di diventare il parco della città: uno spazio verde di straordinaria e unica qualità, con spiccato carattere storico e monumentale che rappresenterà anche il cospicuo nodo di saldatura, spaziale ed ideale, tra i due Parchi dell'Adige, a monte ed a valle della città, e gli ambiti di miglior pregio ambientale della collina a Nord della città, ambiti questi da non lasciare nettamente separati. Infatti la Cinta Magistrale trova la sua primaria ragione d'essere, nel collegamento del corso dell'Adige alle opposte rive e nel suo protendersi verso la pianura e verso la collina.
Qui, in particolare, le opere fortificate ottocentesche, proiettate sui punti culminanti delle dorsali collinari, stabiliscono corrispondenze paesistiche di tale forza, da attrarre la collina stessa nello spazio della città storica.
Nella sua condizione attuale la Cinta magistrale è un immane relitto, trascurato, danneggiato e spesso neppure percepito come tale.
Questa situazione può essere letta come un vero e proprio abaco di ciò che non deve essere fatto, un'enciclopedia della sistematica devastazione della memoria storica della matrice di una città complessa, quasi a voler cancellare la qualità storica e urbanistica di eccellenza, che appartiene a Verona, mitica città fortificata d'Europa.
A fondamento delle previsioni di PRG per la Cinta magistrale sono posti due principi:

  • avvertire l'inopportunità, assai radicata nell'ultimo mezzo secolo, di intendere ed usare le pertinenze esterne delle mura, valli o fossi magistrali, spalti, come spazi privi di qualità, terra di nessuno da occupare nel modo più scriteriato, eterogeneo, improvvisato, con tutto ciò che non trova posto in altri luoghi: parcheggi, ampliamenti delle sedi viarie, impianti sportivi di vario genere, col loro seguito di fabbricati di servizio in stile precario; si tratta di interventi e di opere del tutto incongrui, incompatibili con la qualità spaziale delle mura, con il loro carattere storico e ambientale, con la loro indiscussa dignità di opere d'arte.
  • riconoscere che il sistema delle mura urbane non debba essere identificato, immedesimato, con la viabilità di scorrimento urbano interno; anche se esiste una corrispondenza topografica tra circonvallazioni ed inviluppo fortificato, dovranno essere evitate tutte le soluzioni viabilistiche che non riducano il carico dei flussi veicolari adiacenti alla cerchia delle mura, in destra e sinistra Adige, mentre va ribadito con forza che nessun intervento di viabilità può essere neppur pensato a discapito dell'integrità spaziale e architettonica delle mura urbiche.
Per la difficoltà e complessità della sua concreta applicazione, il progetto della Cinta magistrale non possa essere concepito come un irrealistico atto di imperio; esso deve piuttosto costituire la partenza di un processo di riconversione e di graduale riduzione delle conseguenze di un periodo nefasto e, come una medicina che dà anche forza agli anticorpi idonei a risanare l'organismo ammalato, costruire, nella cittadinanza, la coscienza di essere in possesso di un monumento straordinario, unico, inimitabile. Il recupero della Cinta magistrale è organizzato su tre ordini di intervento:
  1. la graduale ed attenta riduzione delle presenze funzionali incongrue e dei manufatti di loro pertinenza;
  2. il riassetto della mobilità veicolare, al fine di ridurre i flussi sulle circonvallazioni urbane: le mura dovranno diventare il supporto di nuovi percorsi pedonali, ciclabili ed equitabili di grande estensione oggi inesistenti ma opportuni e necessari a mettere in sicurezza il traffico non veicolare insidiato dall'intenso traffico che scorre nelle immediate vicinanze della Cinta;
  3. il governo e il disegno, nell'insieme e nel dettaglio, dell'arredo arboreo, oggi lasciato alla diffusione caotica ed invasiva del verde, con effetti di completo occultamento delle opere fortificate.
Il recupero della Cinta magistrale darà corpo ad un rinnovamento urbano, che si estenderà ben oltre lo spazio fisico delle opere interessate con una riverberazione diretta nel riassetto degli spazi marginali del Centro storico, un tempo compendio funzionale delle fortificazioni e quindi occasione per concepire, in modo coordinato, il riordino urbanistico ed architettonico di vaste pertinenze degradate, o sottoutilizzate, molte delle quali ancora appartenenti al Demanio militare, sebbene per esso di utilità ormai marginale.
Basti ricordare l'ampia pertinenza del bastione di Spagna, fino a Porta Fura, il compendio della caserma Catena o il vastissimo comprensorio del Forte di San Procolo, oggi pressoché abbandonato, la Polveriera di San Giuseppe a San Zeno, o l'ex Laboratorio pirotecnico di San Bernardino.
Ancora, in destra Adige, spicca, per l'inaccettabile degrado generale, l'intorno del sanmicheliano bastione di San Francesco, con l'annesso fatiscente insediamento mentre in sinistra Adige sono da ricordare il meraviglioso spazio collinare di Castel San Felice, militare ed inutilizzato, e di Castel San Pietro, con i ruderi viscontei, il sito archeologico ed il collegamento con la rondella della Baccola. è inoltre da citare, per il suo singolare significato spaziale e paesistico, il sito di Monte Castiglione, oggi detto "Alto San Nazzaro", con gli insigni ruderi delle prime mura collinari scaligere e, infine, lo sterminato compendio storico di Campo Marzio, con gli stabilimenti asburgici della Provianda di Santa Marta, delimitato dalle cospicue fortificazioni del bastione delle Maddalene e del Bastione di Campo Marzio.
Poiché è obiettivamente impossibile attuare, per ora, l'ipotesi del recupero totale alla città, per l'imminente insediamento di primari centri militari di comando FTASE di rango europeo, si opererà per la provvisoria separazione della Cinta magistrale dal nuovo acquartieramento militare, ottenendo però almeno la continuità del sistema di verde urbano e l'apertura di nuovi spazi utili al quartiere di Veronetta ed all'Università (stabilimenti asburgici di S. Marta e ambiti pertinenti).
Il vasto insieme di spazi situati tra i margini del Centro Storico ed i quartieri esterni, viene così ad essere ricomposto in un organico sistema di relazioni urbane: il progetto relativo alla Cinta magistrale, intesi i suoi non trascurabili effetti d'intorno, offrirà l'occasione di riqualificare parti di notevole importanza, del Centro storico nonché le sue relazioni, di spazio e di funzioni, sia verso l'interno che verso l'esterno, verso l'intera città extra-muros.
Il Parco della Cinta magistrale sarà, in conclusione, un sistema di verde con molteplici utilità: assolvendo nello stesso tempo la funzione di spazio verde per i quartieri limitrofi e di parco urbano, oltre che di parco storico monumentale, di interesse turistico di rango internazionale.
Le tre funzioni non sono tra loro in contrasto, anzi trarranno, dalla compresenza, un reciproco vantaggio: gli interventi attuati per la riqualificazione storica e monumentale, ossia rivolti prevalentemente al turismo d'arte, miglioreranno in modo essenziale la qualità dello standard di verde urbano.
Attraverso il recupero della cinta magistrale si potrà ottenere non solo la riqualificazione paesistica e dell'immagine complessiva della città (con rilevanti implicazioni turistiche ed economiche), ma attuare la riqualificazione urbanistica dell'intera città di Verona, proficua alla sua vita collettiva, recuperando valori d'ambiente, di arte, di storia, ossia semplicemente, di civiltà.
Data l'importanza fondamentale che questa operazione di recupero storico, monumentale, culturale ed al contempo di servizio ricreativo va ad assumere nel complessivo contesto della Variante Generale, è stata ad essa dedicato uno spazio specifico nella Variante stessa; esso è quindi parte integrante nel nuovo strumento urbanistico comunale, con una sua propria Relazione Generale una normativa ad hoc, ed un suo proprio compendio di tavole, sia analitiche che progettuali.