ALTO S.NAZARO :

UN PROGETTO SBAGLIATO

link a Legambiente Verona

 

Nel 1997 ci siamo occupati a lungo e con impegno per contrastare il "Piano di recupero" relativo al quartiere "XVI ottobre", col quale si voleva abbattere le vecchie case per ricostruirle su un'area vicina. Dopo il nostro esposto al Ministero, che riportiamo di seguito, e per merito della resistenza tenace della Soprintendenza di Verona, la situazione è ora congelata. Ma il monte Castiglione (o Alto S. Nazaro) è sempre una zona a rischio.

Aggiornamento Aprile 2002
Con una delibera del Consiglio Comunale viene revocato il piano di recupero che prevedeva l'abbattimento e si affida all'ATER, ora proprietaria di tutte le azioni Sacca, il restauro delle vecchie case. Aspettiamo ora il nuovo progetto, per sapere se e come si intende tener conto della delicatezza del sito, ma la decisione di non alterare completamente la zona è già un risultato importante. Della delibera preoccupa l'indicazione di aggiornare la viabilità e il riferimento alla vecchia Variante 33 del PRG, assolutamente inadeguata, per la sistemazione di area verde e servizi.
Lasciamo, per completezza "storica" il testo del nostro esposto, con il quali abbiamo in parte contribuito a far modificare le scelte dell'Amministrazione comunale.

Aggiornamento Aprile 2004: clicca qui

Al Ministro per i Beni Culturali e Ambientali


Oggetto: VERONA, PIANO DI RECUPERO ALTO S.NAZARO: richiesta di revisione del decreto del 25/10/89.

Il sottoscritto Michele Bertucco, Presidente di Legambiente Verona, facendo seguito a quanto già scritto in data 20 ottobre '97, espone quanto segue:

          Le mura di Verona, un bene monumentale e paesistico di primario interesse, versano ancora in stato di grave degrado; da anni si attende che ne venga definita la proprietà e che si inizi, sull'esempio di altre città, un restauro ed un recupero complessivo.
A questa situazione di incuria si aggiunge uno stillicidio di interventi che ne alterano progressivamente l'aspetto e che pregiudicano la possibilità di un recupero del monumento e degli spazi originari che costituiscono parte integrante dell'intero complesso murario: vallo, controscarpa, cammino di ronda ecc.

          Alla serie impressionante di manomissioni si aggiunge ora un intervento urbanistico in uno dei punti più interessanti e delicati, in cui le trecentesche mura scaligere si raccordano con il più tardo terrapieno veneziano.
In questa zona è stato edificato nei primi decenni del 900 il piccolo quartiere "XVI ottobre", il primo esempio di edilizia economico-popolare a Verona.  Una scalinata sale dal sottostante quartiere di S.Nazaro.

          

       Il tratto rettilineo delle mura trecentesche, con una torre, a nord degli edifici è solo parzialmente coperto da questi.

 

A fianco del piccolo quartiere è rimasta, da sempre sgombra da costruzioni, un'area verde direttamente delimitata ad est dalla parte più antica della muraglia di Alberto della Scala e a nord dalla stretta strada, originariamente cammino di ronda, che la separa dalla cinta scaligera, dalla torre angolare sempre scaligera, e dalla porta che immette sul terrapieno quattrocentesco.

 

 

 


L'insieme di elementi eterogenei ha comunque una fisionomia precisa e storicizzata: costituisce un brano di "paesaggio storico" che secondo noi varrebbe la pena preservare. L'area verde ha anche il valore di testimonianza di una situazione che vedeva, in origine, un'ampia fascia di terreno libero tra le mura e la città (vedi veduta di Paolo Frambotti).

 

Paolo Frambotti:
Veduta di Verona , part.
(1648)

 

Il Piano di Recupero presentato dalla società SACCA e approvato dalla Giunta Comunale di Verona il 15 maggio 1997 modifica completamente questa situazione: non solo prevede l'abbattimento quasi totale delle case del quartiere, ma consente la riedificazione, con analoga volumetria, sull'area verde adiacente.

In rosso un possibile percorso per lasciare l'area verde attuale e rendere visibili le mura scaligere, la torre angolare, la porta veneziana e la muraglia più antica.
  Edifici da abbattere   Area verde attuale

 

Lo scambio tra le due aree (quella attualmente edificata verrebbe trasformata in un giardino all'italiana) è al centro del problema.

  Cinta Scaligera   Muraglia di Alberto della Scala
  Terrapieno veneziano   Scalone da S.Nazaro

 

La Soprintendenza di Verona nel 1988 esprime parere negativo e comunica al Comune di aver istruito pratica di tutela monumentale ai sensi della 1089/39; il vincolo viene imposto con D.M. del 10 agosto 89 , ma il 25 ottobre, meno di tre mesi dopo, un nuovo provvedimento decreta la revoca del vincolo. L'argomento principale con cui il Ministero motiva la nuova decisione è che "la demolizione e spostamento di volumetrie consentirebbe una oggettiva riqualificazione dell'area, permettendo, contestualmente, una maggiore e migliore godibilità del tratto delle mura urbiche, poste a nord dell'insediamento , già tutelate con vincolo monumentale, mediante la creazione di una vasta area destinata a verde pubblico".

Approvato con questa argomentazione, perlomeno discutibile se non proprio bizzarra, il Piano di Recupero ha compiuto il suo iter, lento ma inesorabile, e con il viatico del "superiore Ministero" ha abbattuto tutti gli altri ostacoli procedurali e le nostre obiezioni. Ma il tempo trascorso dal 1989 ha anche messo i limiti di questo progetto sbagliato: una nuova sensibilità per la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici dovrebbe avere come conseguenza una maggior attenzione da parte di chi è preposto alla loro tutela. La legge sui centri storici, attualmente in discussione, avrà senza dubbio anche il dovere di tutelare le residue aree libere rimaste dentro le mura.

 

Pietro Michieli:
Veduta di Verona, part.
(1671)

 

Pertanto, sulla base di queste considerazioni, Legambiente Verona chiede al Ministero di riconsiderare l'intera questione e di revocare il decreto del 25/10/'89 che elimina il vincolo a suo tempo emesso correttamente e tempestivamente.

Conservando e restaurando, o dove il restauro non fosse possibile ricostruendo gli edifici più degradati nella medesima posizione, si otterrebbe:

a) di salvaguardare un esempio di edilizia minore, ma comunque di un certo interesse, tale da motivare il vincolo in un primo tempo decretato (10 agosto '89);

b) di mantenere inalterata la viabilità automobilistica e pedonale;

c) di lasciare libera da costruzioni l'area verde attuale, secondo i criteri di conservazione e tutela dell'aspetto paesaggistico;

d) di conservare inalterato il rapporto tra spazi liberi e mura urbiche nella parte più interessante, caratterizzata dalla presenza di elementi di epoche diverse;

e) di evitare le ulteriori alterazioni che il Piano di Recupero introduce, come ad es. l'ubicazione dell'accesso e della rampa delle autorimesse davanti alla porta veneziana e a ridosso del muro di Alberto Della Scala (vedi foto qui sotto);


f) di riqualificare e trasformare l'area attualmente libera in verde pubblico, consentendo, anche solo con un semplice percorso pedonale che colleghi diagonalmente la porta veneziana con lo sbocco della scalinata (vedi pianta precedente), una maggior godibilità non solo del tratto di mura urbiche a nord, ma anche della torre angolare, della porta e della muraglia più antica.

g) di tener conto di quanto prescritto dalla Commissione Tecnica Regionale, nell'approvare la Variante al PRG n. 33 per il Centro Storico: "tutto l'ambito collinare, delimitato dalla cinta muraria, vicolo S.Carlo, via Fontanelle, via Redentore, via S.Chiara, via S.Maria in Organo, via Giardino Giusti, via S.Zeno in Monte e area SACCA date le connotazioni ambientali e contestualizzazioni a livello architettonico-monumentale ed archeologico-scenografico e ambientale, va assoggettato ad una trattazione unitaria mediante apposito Piano Particolareggiato per una puntuale individuazione, tutela e valorizzazione degli elementi connotativi caratterizzanti;...".


Verona 21 novembre '97